FABIO

martedì 10 aprile 2018

QUANDO IL GENITORE MALTRATTANTE E' LA MAMMA

Illustrazione di Alessia Pellegrini

Storia di Asia

Avevo detto che questo argomento meritava più post ed eccomi! Fabio è dell'idea che il primo post,        QUANDO IL GENITORE MALTRATTANTE E' LA MADRE istruzioni per l'uso, fosse troppo pessimistico e dice di conseguenza, invitante alla violenza. In realtà quel post è frutto dell'attenta osservazione di ciò che è capitato a noi. Temo non sia pessimistico, ma semplicemente realistico. Attendo le vostre esperienze per vedere se ci sono realtà diverse dalla nostra e dunque potermi ricredere. In questo post vi racconto la storia di Asia, minore maltrattata dalla madre. Quando il 4 novembre 2014 il giudice lesse la RELAZIONE DEL SERVIZIO SOCIALE , dove la bambina raccontava ciò che stava vivendo in casa, la affidò immediatamente al padre, istituendo un incontro protetto attraverso il quale poteva vedere la madre. L'incontro protetto avveniva a pomeriggi alterni, dopo la scuola, nel frattempo era scattata l'indagine consistente in una C.T.U. per verificare l'attendibilità della minore. In quei mesi la signora XX approfittò dell'incontro protetto più che per vedere la figlia, per dimostrare al servizio sociale la sua innocenza e l'ingiustizia di cui era vittima, negando tutte le accuse che riceveva dalla figlia. Anche dinanzi il consulente la signora XX continuò a negare le violenze di cui era accusata, anche davanti l'evidenza, non si assunse mai la responsabilità dei fatti che la bambina raccontava. Nell'aprile 2015 conclusasi la C.T.U. arrivò il provvedimento del giudice, che stabiliva l'affido esclusivo in via definitiva al padre e istituiva l'incontro protetto come il consulente aveva suggerito per non meno di 2 giorni a settimana e almeno 2 ore per ogni incontro, dando libertà al servizio sociale di aumentare gradualmente i tempi qualora si fossero presentate le condizioni. Ebbene in quel periodo la signora XX sfruttò al massimo l'occasione dell'incontro protetto per dimostrare l'inattendibilità della figlia.  Durante questi incontri protetti vi era l'esplosione di tutte le emotività. Da una parte una bambina che voleva delle risposte e dall'altra un'adulta che negava ogni accusa. L'assistente sociale più che da protettrice, fungeva da pacere. Riprendeva la bambina se le sembrava maleducata verso la madre o insistente. A quel punto le frustrazioni di Asia erano eccessive in quanto non veniva creduta dal soggetto che doveva proteggerla. Se Fabio tentava di far comprendere all'assistente sociale la modalità manipolatoria della signora XX, passava per quello che voleva mettere la madre in cattiva luce. Pensammo di risolvere la situazione, effettuando il cambio di residenza di Asia, da Collesalvetti dove risiedeva con la mamma, a Rosignano dove era residente Fabio e in quel modo vi fu anche il passaggio dell'incarico da un servizio sociale a un altro. Ma attenzione! Asia cadde dalla padella nella brace e Fabio con lei.La nuova assistente sociale si attivò in maniera ossequiosa al recupero del rapporto madre-figlia, tralasciando gli episodi passati, tralasciando lo stato d'animo della bambina e la sua condizione psicologica. Il fine giustifica i mezzi, praticamente adottò questo slogan e la bambina subì frustrazioni ancora peggiori. La signora XX si presentò come la mamma vittima di una gravissima ingiustizia, addolorata per aver perduto la figlia che era stata plagiata dal padre e dalla compagna e che l'aveva accusata di violenze mai avvenute. Ad Asia si chiedeva unicamente di dimenticare tutto e andare avanti. Fabio non poteva dire nulla, veniva considerato padre, padrone, manipolatore e soggetto condizionante. Non serviva a nulla dimostrare con la documentazione che la minore era attendibile, che il plagio lo aveva attuato la signora XX. Un episodio in cui la bambina era stata trascinata per i capelli dalla signora XX, per aver detto che preferiva stare con il padre anziché con lei, divenne "ti ho afferrata per il cappuccio della felpa e non volendo ti ho strappato qualche capello". Tutto veniva trasformato in questo modo, minimizzato e giustificato. E per l'assistente sociale e tutto il team che si occupava di Asia, era più semplice credere a un racconto del genere, che a quello che veniva esposto dalla bambina. La mamma maltrattante è inaccettabile e indigeribile! Non può andare giù! Mentre la mamma santa e vittima di un errore giudiziario, di ingiustizia, era qualcosa di più credibile. Il rapporto con il servizio sociale di Rosignano, si concluse con una forzatura: il trasferimento a Cerveteri e il conseguente cambio di incarico che avvenne dopo 5 mesi per le resistenze del servizio sociale di Rosignano, nonostante la comunicazione dell'avvenuto trasferimento. Infine a sugellare il ricordo di questo rapporto, Fabio emise una denuncia contro l'assistente sociale. Ma che avverrà qualcosa di tipo.... GIUSTO ci credo poco e nel caso lo scriverò in futuro, perché attualmente la denuncia è in corso. 


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