FABIO

venerdì 30 marzo 2018

DUE FIGLI, DUE PESI, DUE MISURE


Che i tribunali e i servizi sociali, siano tutti mammofili, credo non sia un mistero. Sulla base di quanto accaduto nella vicenda di Fabio, questo fatto di ingiustizia, direi che è assodato. 
Ciò che abbiamo purtroppo dedotto è che i minori non sono tutelabili se la violenza è materna e purtroppo bisogna solo attendere che si sappiano difendere da soli. 
Accertato che i tribunali sono tutti mammofili, non credevo però che potessero fare ingiustizie anche tra minori.
La situazione di Fabio è assai anomala, in quanto nel 2014 a seguito delle violenze che la prima figlia si è sentita di denunciare al servizio sociale, si aprì un’indagine che ritenne attendibile la minore e confermò come vere le violenze perpetrate dalla madre, che venne giudicata non solo inattendibile, ma fu confermato per la III volta il disturbo di personalità narcisista. A quel punto essendo due i minori, collocati presso la madre, si era quasi certi che entrambi sarebbero stati affidati al padre.
Invece il tribunale ordinario di Livorno, stupì tutti, in quanto la bambina di 9 anni, che aveva denunciato le violenze e con queste la volontà di vivere con il padre, fu affidata al padre in via esclusiva, e fu azionato su di lei un servizio di protezione attraverso il quale poteva vedere la madre. Servizio tuttora in atto.
Il bambino di anni 4 fu invece lasciato in condiviso (e fino qui) ma collocato presso la madre, a cui erano state attribuite le violenze stesse per le quali le toglievano non solo il collocamento della figlia, ma anche l’affido.
Diciamo che si può già parlare di due pesi e due misure. Il tribunale ordinario motivò che il bambino di 4 anni era troppo piccolo per essere affidato al padre, ma a rigor di logica, non era anche troppo piccolo per potersi difendere da una madre ritenuta così pericolosa, da non poter più frequentare la figlia in libertà???
La scelta del Tribunale di Livorno, è profondamente contraddittoria e non è la sola.
Passiamo al secondo punto.
La casa in cui la signora XX vive, con il suo nuovo compagno e la loro figlia, è di proprietà esclusiva di Fabio. In questa casa stavano anche i suoi due figli, che hanno subito violenze da parte della signora XX e da parte del suo compagno. Sarebbe quasi ovvio pensare, che la signora avrebbe dovuto lasciare la casa, che le era stata lasciata dalle precedenti sentenze, in virtù del fatto che con lei stavano i due minori maltrattati. Invece nonostante queste realtà accertate con l’attendibilità della minore, la casa viene lasciata alla signora XX e quella che deve fare le valige (per dire! In realtà uscì con le poche cose che aveva indosso, le sue cose non furono mai restituite dalla signora XX) è la minore di 9 anni.
Pare stranamente che il minore collocato presso la madre, non possa cambiare abitudini (nemmeno qualora queste siano profondamente negative peraltro), mentre la minore affidata al padre può invece essere esposta a ogni tipo di cambiamento. 
Il terzo punto è l'aspetto economico.
Il tribunale ordinario stabilisce un mantenimento per la minore a carico della madre consistente in  150,00 euro mensili. Una cifra ridicola. Non stabilisce una punibilità per la madre violenta. Sorge una domanda: la violenza su un minore è o non è un reato???????
Non stabilisce una cifra di risarcimento per la minore che ha subito.
E la stessa minore che prima era collocata con la madre, valeva esattamente 350,00 euro mensili, quando l’assegno di mantenimento era a carico del padre.
Premetto che lo stipendio dei due è lo stesso e che mentre il padre paga una rata mensile di mutuo di circa 700,00 euro, la signora XX non ha spese, visto che non paga nemmeno l’affitto.
Quindi la minore che ha subito le violenze, valeva 350,00 euro quando viveva con la madre, 150,00 euro da quando vive con il padre.
Mentre al minore a cui deve essere garantita la casa familiare, perché guai che venga portato via dal contesto disfunzionale e violento, vale 700,00 euro al mese, ossia la rata del mutuo a carico del padre.
Quindi i tribunali non sono soltanto mammofili, ma fanno differenze anche tra i minori. I minori che scelgono il padre vengono svalorizzati. Non solo valgono meno, devono accollarsi anche le spese attribuite al padre.
Nel 2016, a causa del trasferimento di Fabio e figlia, a Roma, la signora XX ci ha portati in appello, chiedendo l’affido della figlia e la Corte d’Appello di Firenze ha riconfermato il decreto già in atto, non cambiando una virgola.
In aggiunta al decreto del Tribunale Ordinario che aveva motivato che il bambino M era troppo piccolo per essere affidato al padre, la Corte d’Appello, ci informa che non è bene per il bambino M cambiare abitudini. Nemmeno qualora queste fossero così poco sane?


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