FABIO

giovedì 31 maggio 2018

MENZOGNE


... da consumarsi preferibilmente entro ... (autore del post Fabio)


Questo post è dedicato ai padri, che come me hanno sottovalutato l'uso delle menzogne. Una speranza c'è: le menzogne non durano in eterno, hanno sempre una data di scadenza! 


Se devo indicare un talento della signora XX, mia ex, è l’abilità nel mentire. Talento che mi avrebbe dovuto mettere in guardia assai prima!
Nel corso delle varie vicende penali e civili che ci hanno coinvolto, la signora XX ha fatto uso ed abuso delle menzogne. Tutti i fatti discussi sono sempre stati mistificati e taluni addirittura non sono mai accaduti nella realtà. Il modo in cui la signora XX usa la menzogna è dirompente e incontenibile.
Purtroppo l'arte della menzogna è stata messa in atto e lo è tuttora anche con i nostri figli. 


Ad esempio ha fatto vivere ad Asia, dal 2007 al 2011 una doppia vita con il suo amante, portandola a casa di questo e dei suoi genitori, come se fossero una famiglia e impediva alla bambina di riferirmi quanto accadeva in mia assenza. Oppure quando la lasciai nel giugno del 2010, faceva credere a nostra figlia che me ne fossi andato con un'altra donna e che non le volevo più bene. Ancora a mio figlio, Michele, fa chiamare “babbo” il compagno signor XY e quando Asia a suo tempo, lamentava questo comportamento, sostenendo apertamente che io ero il padre e non il signor XY, lei asseriva che me ne ero andato abbandonandoli ed avevo cercato di farla abortire prendendola a calci nella pancia quando era incinta di Michele. 
Queste sono solo alcune delle menzogne con le quali la madre dei miei figli ha danneggiato la loro vita generando dolore e confusione continuamente.
Devo aggiungere che tutto questo è emerso nelle varie consulenze tecniche indette dai diversi tribunali, ma per quanto considerato grave, non è mai stato sufficientemente grave per un'azione di salvaguardia, finché i miei figli sono stati considerati troppo piccoli.


La mistificazione della signora XX si estende anche fuori casa, lei propone a tutti la sua versione della verità, fino a farne LA VERITA’. Tuttavia il meglio di sé emerge davanti a giudici,  medici  e assistenti sociali. Il modus operandi della signora XX è sempre quello di gettare nel caos i confronti, le discussioni, spostando l’attenzione dalle sue evidenti mancanze di madre, vomitando una serie di menzogne e mistificazioni di fatti realmente accaduti, gettando su di me fango a profusione. Tutto questo alternando pianti e scene di madre affranta ed addolorata per la sofferenza dei figli, cercando di generare nei suoi interlocutori una certa empatia, facendo leva sulla loro pietà. Una raffinata tecnica che ha funzionato benissimo per anni, ed ancora oggi funzionerebbe, se non fosse che Asia ha ormai 13 anni e l'ormai totale rifiuto nel frequentarla, vederla o solo sentirla.

Proprio di recente, nell’ambito di un appuntamento con il servizio sociale, la signora XX ha messo in atto la sua strategia sostenendo che: “la bambina ha bisogno dello psicologo e tu non ce la porti…tu mi metti contro Asia perché è inspiegabile che quando stavamo a Rosignano gli incontri con Asia andavano benissimo...e anche qui gli incontri andavano bene e adesso Asia ce l’ha con me per colpa tua!”. 
Accuse senza alcun fondamento, la signora XX ovviamente non è mai responsabile di nulla ma non considera che anche il servizio sociale di Rosignano ha dovuto a suo tempo, interrompere gli incontri protetti per le medesime problematiche, ovvero la sua inadeguatezza nel comprendere le sofferenze causate alla figlia e il netto rifiuto della stessa. 
Sia il servizio sociale di Rosignano che quello di Cerveteri, hanno dovuto alleggerire l’incontro, proibendo il dialogo tra le due e proponendo solo giochi in alternativa al dialogo che inevitabilmente conduce al conflitto. La signora XX  vuole far credere, oppure ci crede anche lei, che questo significa che gli incontri andavano bene, ma in realtà è significativo di quanto invece andassero male, dal momento che nessun argomento risulta trattabile.

La verità è che tutta la sua vita è stata impostata e lo è ancora, sulla menzogna, e che la durata della menzogna è molto limitata, questa non può essere solida come fondamenta di una relazione duratura e spontanea, come deve essere quella tra un genitore e un figlio. 
Anche se i Tribunali delle varie città e i loro super consulenti tecnici, non si sono voluti attribuire la responsabilità di una preventiva sterzata, affidando prima i bambini a me, i nodi al pettine sono arrivati quanto prima e se tutto ciò che si è seminato è un vagone di menzogne, arriverà il giorno in cui si mieterà quel vagone di menzogne.
Questo lo scrivo per incoraggiare altri padri che come me, sono vittime di donne disturbate, che impiantano tutta la loro vita sulle menzogne, plagiando con queste sia i figli che le realtà effettive. La durata non può essere eterna, la data di scadenza c'è e tutto torna indietro presto o tardi. Giudici, consulenti e assistenti sociali potranno avvantaggiare una donna/mamma per un periodo di tempo, ma alla fine i veri giudici sono i figli stessi.  


martedì 29 maggio 2018

WEEK END IN MONTAGNA

Week-end lungo in extended family... purtroppo la connessione internet era veramente carente e riesco solo oggi a postare...


... i meravigliosi sentieri di montagna...




... sotto cieli di foglie...




...tra cespugli di spine boccioli di rosa....



 ...e guardare le situazioni dall'alto e da una prospettiva diversa...



...faticosamente raggiungere l'obiettivo più alto....



... anche se il vero obiettivo non è raggiungere il traguardo
 ma il saper lasciare la strada percorsa
 alle proprie spalle 




giovedì 24 maggio 2018

RICOSTRUIRSI DOPO LA SEPARAZIONE


Ho scritto parecchio circa gli step post separazione, per chi volesse leggere ne ho trattato qui qui.
Sicuramente a mano a mano che si rimuovono le macerie, al contempo si comincia anche a ricostruire una nuova fase di vita, quella da single. Chi ha vissuto matrimoni o convivenze brevi, è facilitato nel tornare a vivere la vita da single, ma a chi come me ha vissuto 19 anni in coppia (praticamente mezza vita), capita di sentirsi piuttosto destabilizzati, nel ritrovarsi da soli. 
Io parlo sempre in base alla mia esperienza personale, non sono una psicologa. 
Mentre mi affaticavo nell'analizzare e rimuovere le macerie, mi rendevo conto di non avere amicizie giuste per il mio nuovo status, per cui iniziai a cercare nuove amicizie. Il lavoro fu faticoso inizialmente. Mi sentivo una mosca bianca, non c'erano separati intorno a me. Poi come si suol dire, chi cerca trova, iniziarono ad arrivare diverse amiche separate o single ed io con loro iniziai a ricostruirmi quegli spazi vuoti e noiosi, di cui ho parlato qui La noia è sicuramente l'elemento più pericoloso quando si passa dalla vita di coppia alla vita da single, perché può spingerci a commettere errori e quando si vive su un cumulo di macerie, gli errori non ci vogliono, perché significa apportare altra zavorra a quella che ci ritroviamo già addosso e intorno. 
Ovviamente la noia mi fece fare molti passi falsi, di cui parlerò in altri post. Una volta compreso ciò, mi attivai per sconfiggerla e siccome le amiche separate a un certo punto si aggiungevano facilmente al mio gruppetto iniziale, mi venne in mente di costituire una specie di club, che chiamai ironicamente VENERDI' 17, perché eravamo un club di vere sfigate. Ho un ricordo bellissimo delle nostre serate insieme, che spesso cadevano di venerdì 17 nemmeno a farlo a posta. 
Le amiche furono un elemento fondamentale nella mia rimozione macerie e nella ricostruzione interiore della mia fortezza, immagine con la quale mi piace pensare a me stessa. Io credo che senza le amiche avrei impiegato molto più tempo per guarite. Per questo mi sento di suggerire a tutte le persone separate, di cercare soggetti che vivono la stessa esperienza, perché questo può aiutare molto. 
Il mio gruppo di amiche, consisteva soprattutto in mamme separate. A volte ci incontravamo da sole, a volte con i figli, perché anche questi avevano fatto amicizia tra loro. Organizzavamo cene a casa di una o dell'altra, passeggiate, caffè pomeridiani,  talvolta il gruppo si divideva. Abbiamo organizzato di tutto, anche partite di calcio, mamme contro figli. 
La noia si dissipò dalla mia vita, anzi eravamo sempre impegnatissimi (parlo al plurale perché i figli erano coinvolti e compresi nel club). 
Io mi ricostruii in questa maniera, sconfiggendo la noia, ottenni quella lucidità utile a fare scelte molto più equilibrate, non più spinta da necessità oscure, ma da desideri veri e propri. 
E' fondamentale imparare a stare bene con se stessi, se non si raggiunge prima questo stato di benessere e di equilibrio, non si può pensare a una seconda relazione.
 

mercoledì 23 maggio 2018

I COMPITI DEI FIGLI



Se si ha la sfortuna di non avere per figli dei geni, bisogna affrontare personalmente il problema dei compiti scolastici per casa. Problema che per moltissimi anni ha attraversato la mia vita di mamma e che ancora oggi mi provoca la tachicardia. 
Purtroppo, entrambi i miei figli, cari ragazzi per carità.... avevano un'accentuata allergia per i compiti di scuola da fare a casa. Il loro concetto (e fu quello dalla prima elementare fino l'ultimo giorno dell'ultimo anno scolastico) era che attraversata la soglia del portone della scuola, si fosse fuori dall'ottica scolastica e la questione scuola era semplicemente rimandata all'indomani. Per cui una volta fuori si immergevano nell'ottica casalinga, e purtroppo tutto ciò che riguardava la scuola diveniva un mio peso. Io credo di aver tentato di tutto per responsabilizzarli sulla questione compiti, ma non ho trovato nulla di risolutivo. Ho provato ad esercitare un'ostentata indifferenza affinché il problema fosse soltanto loro, ma a differenza di quella che ero io, loro tornavano senza alcun turbamento a scuola l'indomani senza aver svolto i compiti a casa. Ho fatto anche il tentativo delle punizioni, ma non sono servite a nulla. Magari ho raggiunto un effimero risultato, ma nulla di concreto ed efficace. Alla fine mi duole ammettere che hanno vinto loro su questo aspetto e mi sono arresa con rassegnazione perché a mano a mano che crescevano, le difficoltà aumentavano ed era effettivamente sempre più difficile costringerli a fare qualcosa che non desideravano fare. 
Ho dedotto nel tempo che forse mi sarei dovuta arrendere anche prima, avrei semplicemente vissuto meglio e più serenamente. 
Nell'ambito di una separazione coniugale poi, l'aspetto dei compiti si complica all'ennesima potenza. Il mio ex marito, era anche peggio dei figli, per cui figuriamoci (!), quando i bambini erano con lui finiva tutto a taralli e vino per così dire e dei compiti non interessava proprio a nessuno. In genere rientravano a un orario indefinito e la patata bollente chiamata compiti ricadeva puntualmente su di me o su quella santa di mia madre. 
Questo però non è stato mai motivo di giustificare i figli presso la scuola o di fidelizzare in qualche maniera con le insegnanti, scrivendo che a causa del padre i figli non avevano fatto i compiti. Per quanto la questione mi disturbasse non sono mai scesa così in basso. 
Invece ci capita spesso di trovare sui quaderni del piccolo di Fabio, delle note scritte dalla signora XX che si rivolge alle insegnanti giustificandosi che il compito non è stato eseguito bene, in quanto il bambino era con il papà. Per cui si deduce che la colpa sia del papà e semmai non del bambino!
Questo atteggiamento sottile, ha l'obiettivo, come tanti altri,  di sminuire il padre agli occhi del figlio e agli occhi delle insegnanti, ma provoca una conseguenza ancor peggiore nel bambino, che si sente ovviamente deresponsabilizzato e giustificato per eventuali errori, in quanto i compiti li ha fatti a casa di papà. 
Non capisco come dal punto di vista pedagogico un atteggiamento di questo genere, non venga visto pericoloso nella crescita di un bambino e come mai non venga nemmeno segnalato dalle insegnanti in nessuna maniera. 
Le maestre non sono solo delle insegnanti di matematica o italiano, dovrebbero osservare anche lo stato psicologico dei bambini e accertarsi del loro benessere e non fidelizzare con le mamme, dovrebbero limitarsi al ruolo istituzionale e talvolta guardare un po' più in là del loro naso. 


SCUOLA, PREGIUDIZI E D.S.A Se volete leggere altri post relativi alla scuola. 


martedì 22 maggio 2018

NOIA DA VUOTO


Sicuramente la questione più difficile da affrontare dopo la separazione, almeno per me, fu la NOIA. Ero abituata a giornate flash, tra lavoro, casa, figli, pasti, bucato e via discorrendo, improvvisamente dopo la separazione, mi ritrovavo ad avere dei vuoti enormi da riempire e a non sapere cosa fare. Per assurdo il tempo che in genere mancava alla mia quotidianità, divenne troppo abbondante.
Lo smarrimento derivava dal fatto di aver perso il mio io, i miei desideri, la mia identità in genere. Probabilmente la vita in coppia e la vita in famiglia in genere, richiede una grande disponibilità, che a poco a poco ci cancella. Ritrovarsi di punto in bianco senza marito e figli, può destabilizzare e le giornate possono diventare infinitamente vuote e talvolta inutili. 
Ho il ricordo di una me che si rigirava per la casa stranamente vuota senza bambini, stranamente pulita e ordinata, nessuno che chiedeva merende e nessuno che mi chiamava. Avevo perso abitudine al silenzio ma soprattutto avevo perso abitudine a me stessa. Inoltre la cosa che aggiungeva malessere a questa situazione era rendermi conto di non avere amici. Tutti gli amici che frequentavamo erano coppie e improvvisamente con loro non mi trovavo più bene. Ero un pesce fuor d'acqua, come se la vita condotta fino a quel momento non mi appartenesse più in nessuna maniera. 
Il primo anno fu durissimo da attraversare per me, non mi sentivo mai adeguata ai posti, alle comitive, alle situazioni, in qualche maniera ero sempre perennemente fuori luogo.
Ricostruirsi probabilmente è la missione più difficile, perché bisogna riscoprirsi e imparare a ritrovarsi. Chi ero? 

Non mi ricordavo più chi fossi. Dovevo porre l'orecchio in ascolto di me stessa e quella me stessa sembrava sepolta, lontana, silenziosa. Riesumare il mio vero io, fu la cosa più complicata. 
Spinta soprattutto dalla noia, alla ricerca di me stessa, in quei momenti di assurdo silenzio e sconosciuto vuoto, probabilmente fui vittima e artefice degli eccessi. Mi ci volle tempo per recuperare il mio equilibrio interiore. Mi buttavo in situazioni salva-noia perdendo di vista comunque l'obiettivo primo e cioè ritrovarmi. 
A quel tempo ad esempio frequentai una comunità di preghiera carismatica con il rischio di sembrare e diventare, più una fanatica religiosa che una persona praticante. 


Lo smarrimento può portare a vivere con scarsa moderazione le situazioni. Per questo sono felice tutto sommato, di non avere incontrato nessuno in quel mio primo difficilissimo anno post separazione. Ero confusa, annoiata, sconosciuta a me stessa, era il momento peggiore per vivere una nuova relazione. 
Il primo obiettivo dopo una separazione dovrebbe essere ritrovarsi e riscoprirsi, imparare di nuovo a stare soli è fondamentale per gettare le prime basi, le fondamenta, di una nuova vita. Solo che spesso più che cercare se stessi, si cerca un'altra persona, perché è così difficile tornare a stare soli con se stessi.
Chi ero? Era terribilmente triste riscontrare  di non saperlo più. 
Ero un'appendice del mio ex marito, un'appendice dei miei figli, oppure tutti loro erano mie appendici ora mozzate, senza le quali non mi era facile vivere? Chi ero veramente io?
Bisognava provare delle cose e provai, provai, vi ripeto, eccedendo probabilmente, perché il senso dell'equilibrio sembrava non appartenermi più. 
Cambiai look, anche in virtù di un certo dimagrimento. Ma non ero io. 
Mi gettai nella comunità di preghiera carismatica. Ma non ero io. 
Provai a frequentare altre persone, ma avevo l'impressione di cercarle e trovarle nei luoghi sbagliati. 
Mi spingevo in posti dove poi mi sentivo così inadeguata che non vedevo l'ora di fuggire. 
Il mio primo anno non fu facile... la mia terapia furono un gomitolo di lana e un paio di ferri. Ricordai che da bambina e da ragazzetta anche, amavo lavorare la lana, non so da dove il ricordo emerse, so che presi un paio di ferri e un gomitolo e misi su un lavoro e in quel silenzio sferruzzante tutto si allontanava ed io tornavo a vivere da non so dove. 
Questa fu la mia personale terapia, ognuno deve trovare un metodo terapeutico per curarsi e attraverso il quale ricostruirsi e riscoprirsi. Non c'è il metodo giusto, la cosa è personale. 




lunedì 21 maggio 2018

DENUNCIA SOTTRAZIONE DI MINORE

Il codice penale recita "chiunque sottrae un minore degli anni 14 o un infermo di mente, al genitore esercente la patria potestà, al tutore, o al curatore, o a chi ne abbia la vigilanza o la custodia, ovvero lo ritiene contro la volontà dei medesimi, è punito a querela del genitore esercente la potestà, dei genitori, del tutore o curatore, con la reclusione da uno a tre anni"

Tra le tante denunce che la signora XX ha mosso contro Fabio, questa della sottrazione di minore è la più assurda a mio vedere. 
In genere si è sempre trattato di episodi costruiti dalla fantasiosa e immaginaria psicologia della signora XX, che pur se inventati e non reali, quanto meno erano inventati con senso. Lei provocava una situazione con il fine di far avvenire delle cose, come potete leggere qui, poi se di fatto non avveniva ciò che lei desiderava provocare, andava e comunque emetteva una querela contro Fabio con le sue costruzioni fantasiose e a suo favore, però almeno sensate, senza dubbio. Talvolta ha esagerato e ha denunciato per fatti che non sono reati, come raccontato ad esempio qui , talvolta ha denunciato per fatti talmente inconsistenti che era veramente difficile che venissero presi in considerazione, tipo la mezz'ora di ritardo, fatta passare per inosservanza del provvedimento, citata qui . 
Volendo il blog potrebbe parlare soltanto delle denunce di Fabio, anche perché immagino che ne arriveranno delle altre, chissà per quali motivi. Questo per dire che ne abbiamo una bella collezione.

Tuttavia, la denuncia per sottrazione di minore del 2016, è quella che meno mi spiego, nel ventaglio legislativo della signora XX. 
Questa querela scattò, quando Fabio, unico genitore affidatario di Asia, minore di 14 anni, si trasferì con la stessa a Roma, a casa mia che divenne poi nostra.
Praticamente non c'erano i requisiti fondamentali perché la signora XX potesse fare tale denuncia, dal momento che la stessa non era più da due anni responsabile della figlia. Fabio non ha sottratto Asia, ma gli era stata affidata dal Tribunale Ordinario di Livorno con un provvedimento di urgenza e con lei si è trasferito a Roma, comunicando alla signora XX prima tale intenzione e poi la nuova residenza della figlia. Per cui di fatto Asia non è mai stata trattenuta contro la volontà del genitore responsabile, essendo Fabio quello con il requisito. Il solo requisito posseduto per fare questa denuncia era l'età di Asia, allora 12 anni e quindi minore di 14 come recita l'art. 574 del c.p.. 
Per questo rimasi basita del fatto che questa querela non fosse stata bloccata da principio da qualcuno, in quanto la signora XX era proprio il genitore che non aveva la patria potestà e denunciava colui che aveva tale facoltà. Qualcosa non quadra nel sistema giudiziario italiano.





Ritenevamo comunque che tale querela non andasse molto avanti e per quanto infastiditi e indispettiti dalla questione, non ci preoccupammo più di tanto. 
Invece dopo pochi mesi dall'emissione della querela, Fabio fu chiamato dalla polizia giudiziaria di Livorno per rispondere a un interrogatorio in merito. Per cui si presentò fornendo la documentazione dovuta. 
Successivamente la Procura di Livorno lo contattò dicendogli che avevano proposto l'archiviazione della querela, in quanto mancavano (come era ovvio ritenere) i requisiti necessari perché potessero procedere. Eppure la controparte, signora XX, si oppose all'archiviazione della stessa sostenendo che vi fossero invece tutti i requisiti necessari per l'applicazione dell'art. 574 del c.p.. 
A quel punto ci si domandava quali fossero le motivazioni che l'avvocato della signora XX avrebbe presentato in udienza. Ora a parte rubare esplicitamente i soldi della signora XX illudendola non so con quali speranze, credo che l'avvocato non avesse neanche mezza fondata motivazione per chiedere tale opposizione all'archiviazione. 
Di fatto il 10 gennaio di quest'anno andammo in udienza. Il giudice ascoltò le parti. Pochi giorni dopo arrivò la sentenza di archiviazione della querela, che riporto al termine del post per chi la volesse leggere. 
Di fatto torno a pensare che si possa denunciare chiunque anche per il cappello rosso, la signora XX è tornata serenamente a casa, dopo averci fatto spendere altro denaro per difenderci da accuse infondate e surreali. 

Eppure l'articolo recita chiaramente che il minore di 14 anni deve essere sottratto al genitore che ne esercita la patria potestà, e questo genitore non è la signora XX, che il minore deve essere trattenuto contro la volontà del genitore responsabile che per assurdo non è la signora XX,  che il querelante deve esercitare la patria potestà, che la signora XX aveva di fatto perduto due anni prima.

Qualcosa continua a non quadrare di brutto!!!  

Riassunto dell'ordinanza di archiviazione della querela per sottrazione di minore:

Per quanto attiene il trasferimento a Cerveteri, va osservato che la decisione presa dal F. non è di per sé contraria al provvedimento del Tribunale, posto che l'affidamento esclusivo consentiva al padre di adottare anche le scelte di straordinaria amministrazione nell'interesse della figlia. Se è vero che il trasferimento in Lazio può, di fatto, rendere più complessa l'organizzazione degli incontri, esso non integra di per sé un'elusione al provvedimento del giudice. Il trasferimento infatti non è stato funzionale ad impedire alla madre di frequentare la figlia, o comunque ad ostacolarne gli incontri, ma era motivato da scelte personali di carattere diverso. 



domenica 20 maggio 2018

RIMOZIONE MACERIE POST SEPARAZIONE

 
Vi avevo lasciato con questo post LA VITA DOPO LA SEPARAZIONE scrivendo che fingere che le macerie non ci siano non serve a nulla, le macerie vanno affrontate e che vi siano è un dato di fatto certo: la separazione in sé! Qualcosa non ha funzionato e il nostro progetto, sul quale si è investito, è andato fallito, quello che ci ritroviamo dopo una separazione sono solo un cumulo di macerie. Il palazzo è crollato per motivi diversi, talvolta ci è crollato sulla testa come un fulmine a ciel sereno, talvolta lo abbiamo bombardato noi stessi dall'alto, talvolta si è collaborato in due perché il palazzo venisse giù, talvolta sono elementi esterni a farlo cadere. Insomma le motivazioni possono essere davvero molte, ma di fatto il palazzo si è sgretolato e quello che abbiamo intorno a noi sono solo macerie. C'è anche chi dalle macerie non emergerà mai più. C'è invece chi faticosamente esce scavando giorno dopo giorno. Chi le macerie le ha solo intorno e scappa cercando un posto libero, ma quelle macerie sono dentro di noi, e ovunque noi andremo ce le porteremo dietro. 
L'alternativa non esiste! Se le macerie non ci hanno ucciso, vanno affrontate, analizzate e rimosse con molta pazienza, ognuno con il suo passo di lavoro, ognuno con le sue forze. Non c'è il tempo giusto per effettuare la rimozione macerie, ognuno ha un cumulo personale di diversa grandezza, ognuno ha una forza diversa, una determinazione diversa, per cui il fattore rimozione è soggettivo e personale. Qualcuno ha validi aiuti. Qualcuno è totalmente solo. Tuttavia anche se vi sono validi aiuti, il grosso del lavoro spetta al padrone del palazzo, per così dire. Nessuno ci potrà risparmiare il sudore e il dolore nel ritrovare alcuni pezzi, alcune macerie, e il doversene liberare. Raccogliere, guardare, analizzare e poi abbandonare. 
E' ciò che in psicologia viene giustificato con la parola tanto amata dagli analisti: ELABORARE!
Ecco, io voglio raccontarvi come ho elaborato, ossia come ho affrontato le mie macerie e come piano piano ho iniziato a rimuoverle per liberare la zona e prepararla a una nuova costruzione. Ora che si decida di costruire un nuovo palazzo, o una sola stanza, che sia una villetta singola o una bifamiliare insomma, è soggettivo e dipende da mille cose, ma abbiamo solo due scelte:
lasciare le macerie e imparare a conviverci oppure rimuovere il tutto, pulire e costruire quello che desideriamo.
Io optai per la seconda ipotesi, ma mi ci volle molto tempo.
Le mie macerie erano molte, 19 anni di palazzo, per cui richiesero tempo e devozione, inoltre soprattutto all'inizio le forze erano molto limitate, ma il mio consiglio è di non forzarsi, non esagerare, bisogna rispettare le prorie forze, non sobbarcarsi di un lavoro eccessivo. Molto meglio applicarsi costantemente senza esagerare e senza chiedere troppo a se stessi. 
La mia rimozione, credo si svolse tra il 2008 e il 2013. 
Il primo anno dopo la separazione credo di aver vissuto un po' sotto e un po' sopra il cumulo, talvolta forse ho tentato fughe dalle macerie, ma poi ho dovuto prendere atto che le macerie erano lì, che mi riguardavano e che dovevo applicarmi per forza. E non c'era scampo, prima di rimuovere dovevo necessariamente con tutta la consapevolezza guardare pezzo dopo pezzo. Fu doloroso, non lo nascondo. Trovai pezzi di cui ero responsabile, pezzi di cui non lo ero, trovai cose belle e cose brutte, talvolta me ne liberai in fretta, talvolta trattenni ancora un pezzo insieme agli altri, per agire in un altro momento. Io sono fortunata e ho avuto molti aiutanti per la mia rimozione macerie, la mia famiglia e molti amici. Parlare, parlare, parlare aiuta a rimuovere le macerie, ma il lavoro maggiore è quello interiore e la peggior persona che bisogna affrontare purtroppo è se stessi. 

sabato 19 maggio 2018

COMPLEANNO DI MARCO

SABATO IN EXTENDED FAMILY


Questo frugoletto ieri ha compiuto 21 anni! E' incredibile come il tempo corra velocemente... Bando alla nostalgia... d'altra parte la vita va solo in avanti e la cosa è inarrestabile... pensiamo ad ADESSO e prepariamo la pizza per questo giovanotto! 

venerdì 18 maggio 2018

POTERI E LIMITI DEL SERVIZIO SOCIALE

Ancora, dopo tanti anni di indiretto e forzato benché ravvicinato rapporto con il servizio sociale, mi chiedo fino dove arrivino i poteri e i limiti del servizio sociale. Di recente ho accompagnato Fabio a un incontro con il suddetto, chiedendo esplicitamente se fosse possibile interrompere, non dico per sempre, ma almeno temporaneamente ,l'incontro protetto tra Asia e sua madre, a causa dello stato psicologico in cui la ragazzina torna a casa dopo tale incontro. La risposta è stata che "si, possono farlo scrivendo al Tribunale competente" quindi credo che l'ordinanza poi debba sempre essere espressa da un giudice purtroppo! Quindi sempre nelle mani di questi si ritorna! A quel punto c'è solo da pregare Dio che  a rispondere sia uno sensato. Ma la risposta concreta del servizio sociale è che "si possono farlo... ma..." ovviamente c'è un MA. 
Temono che l'interruzione, venga interpretata da Asia come un'archiviazione del problema e dunque quando si troverà ad affrontare la maternità avrà per certo molti problemi, mettendo ora sotto il tappeto il rapporto con sua madre. 


Oddio! Ma vai a capire cosa succederà da questi 13 anni di adesso a quando sarà madre?! Che senso ha ora torturarla in questo modo, farle vivere queste frustranti situazioni di impotenza e sofferenza, al fine che lei non archivi il tutto??? 
Io premetto che non sono una psicologa e non ho fatto studi in materia, sono semplicemente una persona pratica che affronta la vita con logica o comunque ci prova ad affrontarla sempre con molta logica.
Vivo con questa ragazzina da qualche anno e la vedo molto serena e tranquilla, tanto è vero che ho suggerito alle assistenti sociali di sentire anche il parere degli insegnanti in merito. Non vedo in lei nessun atteggiamento preoccupante, solo che esce dall'incontro protetto stravolta, e quindi a mio parere, è evidente che qualcosa non vada per il verso giusto. 
Talvolta ritengo che accantonare non sia proprio una cosa sbagliata. Magari le problematiche si affronteranno in momenti più opportuni e con altre risorse... una delle quali... LA MATURITA'! 
Ma che necessità c'è che risolva tutto ora? 
Direi che intanto permettere a questa ragazzina di vivere serenamente sia già molto importante... e che sia già una forma di recupero fondamentale e  necessaria soprattutto a stabilire dentro di sé quelle risorse che un domani saranno indispensabili per affrontare la problematica materna. Quale è il senso di continuare ad insistere forzando una cosa che lei non desidera, che non vuole in alcun modo affrontare. Il risultato secondo me è controproducente all'obiettivo, non fa che debilitare attualmente le forze e le risorse che potrebbero essere risparmiate. 
Inoltre ritengo indispensabile che un lavoro di recupero di una relazione, venga fatto a due, di una qualunque relazione. 
Che senso ha chiedere ad Asia di impegnarsi in questa faticosa diatriba, se lo stesso sforzo non viene chiesto anche dalla madre?
Come si può realmente credere che un incontro protetto a cadenza mensile di un'ora e mezzo, dove sono più gli argomenti che non possono essere trattati rispetto quelli che possono essere trattati, possa davvero portare al raggiungimento di un qualcosa di così importante come affrontare la maternità tra moltissimi anni. 
Il mio diploma di ragioniera sarà anche poca roba rispetto le lauree dei consulenti e dei giudici per carità.... ma la mia visione di persona normale mi dice che non SANNO CHE PESCI PRENDERE e che scrivere nero su bianco, che attualmente il rapporto con la madre è solo dannoso per Asia, è cosa assai grossa. 
Per cui torniamo sempre all'inizio del gioco: quando il genitore maltrattante è la madre, non siamo in grado di supportare la situazione in quanto i nostri pregiudizi non ci permettono una visione realistica di quella che è la condizione di un minore maltrattato e abusato dal genitore che per natura, per educazione, per ovvietà, deve necessariamente essere quello che ama, protegge e accudisce. 


Di fatto contro questi pregiudizi del tribunale e di tutti gli organi abbiamo le mani legate e la voce di una tredicenne non conta nulla. Che altro fare?




giovedì 17 maggio 2018

NONNA

i miei nonni (speriamo non si arrabbino che li metto in rete)

Ho parlato della matrigna, della compagna, della mamma, ma perché non parlare anche della nonna? Ancora non posso affrontare la questione per esperienza diretta, benché io abbia amiche della mia età che siano già nonne, i miei figli sembrano ancora lontani dall'idea di procreare, per cui non credo che questo ruolo prossimamente mi riguarderà. 
In realtà vorrei proprio parlarvi di mia nonna.... quella vera! La mia grande mamma, per dirla alla francese, merita un post. 
Premetto che ho passato l'infanzia a ripetermi quanto fossero sfortunati gli altri bambini che non avevano i miei nonni (materni), mentre ritenevo che io e i miei molti cuginetti, fossimo dei bambini molto fortunati per avere avuto quei nonni, e soprattutto la nonna. Io ritenevo che mia nonna fosse il dono più prezioso della mia vita, che ero una bambina baciata dal Signore per essere nata nella sua dinastia, poi con gli anni la stima calò e smisi di pensare questa cosa.
Tutto mi tornò dopo la separazione, nel momento più difficile della mia vita, la mia cara nonna era già dipartita da 7 anni allora e dentro di me dovetti per forza cercare le risorse utili ad affrontare una tribolazione così grossa. Per cui iniziai a scavare, scavare, perché da qualche parte sapevo di avere gli elementi utili per affrontare tutto nel modo giusto e piano piano dopo un anno di oscura confusione mentale, spirituale, morale, fisica ed economica, trovai quanto cercavo e mi resi conto che ogni risorsa era etichettata NONNA. 
Nulla di ciò che lei mi aveva messo dentro, con amorevole pazienza, ignorando anche le mie perplessità talvolta volgari di adolescente, era andato perduto. Tutto era lì, dentro di me, come cose conservate con amore e pazienza, chiuse in un cassetto. Un cassetto che era rimasto chiuso e dimenticato per tanto, tantissimo tempo, ma che conteneva tutte le istruzioni utili a superare la prova più dura della mia vita. 
Allora, a ben 38 anni, tornai a credere di essere una persona molto fortunata per avere avuto nella mia vita una guida così importante. Un punto fermo così stabile, che nel tempo ha guidato tutti, non solo noi nipoti, ma anche i nostri genitori, i suoi figli. Perché appunto non si smette mai di essere mamma, e anche quando i nostri genitori erano anziani quasi quanto lei, lei era là ancora a guidarci abilmente, senza nessuna forzatura, con la sua delicata presenza di madre e di grande madre. I bambini non sbagliano, il cuore dei bambini è così puro, così innocente, la loro mente così poco schematica, così poco plagiata dal mondo esterno, che ciò che pensano credo sia puro come loro. E di fatti la mia veduta era reale. Avere avuto quei nonni è stata una fortuna enorme. Un dono prezioso.
La nonna aveva messo nel cassetto la forza necessaria per salire la montagna e quella forza aveva tre nomi: fede, costanza, pazienza. Sentivo dentro di me tutti gli insegnamenti, che non erano stati forniti negli anni con le parole ma con esempi concreti, con modelli da seguire. 
Vedevo mia nonna così ferma e stabile nel suo amarci con la sua rassicurante presenza e pensavo che con quella rassicurante presenza ci aveva dato tutto ciò che ci era necessario nell'infanzia, cosa di cui anche i miei figli necessitavano. La rivedevo seduta con il suo libretto di preghiere sulle ginocchia sotto una finestra, affidare tutte le ansie della vita a Dio e vivere serenamente le sue giornate fino la fine. Rivedevo le sue mani lavorare i miliardi di fili colorati di lana, oppure stendere la pasta all'uovo con il matterello, piegare a uno a uno i tortellini, la vedevo intenta nel prepararci la colazione nella penombra della cucina. La risentivo impartirci quelle piccole regole necessarie al quotidiano e ripensavo alla sicurezza che mi davano quelle regole dettate amorevolmente: spazzare tutti i giorni la propria stanza, rifare il letto dopo la colazione, lavare il bucato del giorno prima, non saltare i pasti, fare silenzio dopo pranzo perché i nonni devono riposare, giocare nel pomeriggio, ma presentarsi puntuali a cena per mangiare insieme, rilassarsi dopo cena e dire sempre una preghiera prima di addormentarsi e appena ci si sveglia. Affidare sempre tutti i problemi al Signore e attendere pazientemente che arrivino le risposte dentro di noi, in ispirazioni sul da farsi. Non affannarsi nel cercare perché come diceva lei: tutto arriva, passa e va. 
A mia nonna questo post lo dovevo davvero... per la pazienza con cui ha sempre sistemato, piegato, messo via in quel mio cassetto e atteso, atteso, atteso, atteso che io tornassi ad aprirlo. 

mercoledì 16 maggio 2018

C.T.U. DEL TRIBUNALE DEI MINORI DI FIRENZE

... e poco sensata decisione del giudice....

Io non mi spiegherò mai perché dopo la C.T.U. del 2010 in cui parlo  qui  e dove il perito medico psicologo e psichiatra, chiedeva esplicitamente che fosse considerata l'inidoneità genitoriale della signora XX e di conseguenza l'affido e il collocamento di Asia, allora 5 anni, nessuno mosse una paglia... Non mi dò pace in tal senso, perché finché è di un padre la voce controvento che pur urlando sembra che sussurri, tutto è nella norma, benché di certo non dovrebbe essere così, ma quando la voce controvento è quella di un perito del tribunale, allora mi viene solo da commentare: "stiamo freschi!"
Nelle mani di chi stiamo? Chi sono realmente i giudici che presiedono i tribunali? Che prendono decisioni per i nostri figli? Mi dispiace ma non riesco proprio a farmi di tutti loro una buona opinione.
Forse siamo solo stati sfortunati.
Premesso ciò, Fabio si sentì obbligato a ricorrere presso il Tribunale dei Minori di Firenze un anno dopo, perché nessuno dava seguito alla richiesta del povero consulente, che ce l'aveva messa tutta, ma inutilmente e da 6 mesi comunque non riusciva a vedere sua figlia, per cui non c'era altro modo se non ricorrere e aprire un nuovo procedimento, stavolta non a Livorno, ma a Firenze presso il Tribunale dei Minori. 
Il tentativo risultò comunque vano, nonostante le due psicologhe infantili eseguirono una perizia con i fiocchi, rilevando l'inidoneità della signora XX, il suo disturbo di personalità, ma soprattutto quanto fosse pericoloso per Asia continuare ad essere esposta a quel contesto familiare. 
E' terribile leggere "in sintesi la relazione di Asia e la madre è caratterizzata da un rapporto appparentemente paritetico ma sostanzialmente manipolativo, la madre facendosi compagna di giochi della figlia ne indirizza le scelte e le opinioni in modo subliminale; le interpreta la realtà in forma mistificata rispetto a quella che vive, con il fine ultimo di ottenere gratificazioni per sé e soprattutto conferme delle sue buone qualità genitoriali. Asia si pone in rapporto con lei con modalità alternanti: di solito cerca di difendersi assumendo un ruolo di superficie ipersicuro, autoritario e direttivo, talvolta è oppositiva, talvolta seduttiva e compiacente. La pervicace, anche se involontaria, ambiguità del messaggio materno alimenta comunque i contenuti di confusione e distruzione che popolano il suo mondo interno, dei quali abbiamo avuto ampia testimonianza nel gioco e nei test"
Vorrei il parere tecnico di un medico, per comprendere quanto ciò che ho appena trascritto sia grave e totalmente inutile.
"La relazione con il padre ci fa conoscere Asia nella sua potenziale normalità di bambina di 6 anni che gioca serena ed organizzata sotto gli occhi del padre" Potenziale normalità!?!?!? Ma dico non si vergognano due laureate a scrivere cose di questo genere?
"Lo sviluppo psicologico di Asia pertanto, se questo stato di cose si protraesse, potrebbe essere a rischio o di un funzionamento patologico del tipo falso sé, di cui già si vedono alcuni tratti, con possibili esiti clinici, specie con il sopravvenire dell'adolescenza, in disturbi clinicamente rilevanti -esempio disturbi della personalità narcisistico o borderline, disturbi della condotta alimentare....-
I consulenti scrivono tutto questo e pretendono che un genitore poi stia tranquillo e sereno!
Più la leggo e trascrivo più mi sale la bile, a pensare quanto il tribunale e i consulenti, siano stati responsabili di tutto ciò che in seguito questa bambina ha dovuto vivere... mi verrebbero solo tante parolacce. Vi assicuro che fatico a non fare i loro nomi per una pubblica sputtanata! Scusate il termine ma rende bene.
Ancora "Coerentemente con la struttura di personalità, la funzione genitoriale della signora XX è caratterizzata da una certa discontinuità e presenta una serie di aspetti problematici: a seconda del vissuto estemporaneo possono risultare incostanti ed inefficaci: la capacità di adattarsi alle esigenze dei figli e di essere consapevole degli effetti che il proprio comportamento ha sugli stessi; la capacità di cogliere dietro ai comportamenti dei figli, pensieri, affetti, desideri, bisogni e intenzioni".
Non posso riportare tutto, in quanto la CTU è lunga 84 pagine. A me sembrerebbero queste essere motivazioni sufficienti, per aiutare un minore e affidarlo al padre, aiutare allo stesso tempo anche la madre, signora XX a recuperare attraverso un percorso terapeutico il suo ruolo genitoriale. 
Invece la CTU in conclusione stabilisce quanto di seguito:
"Affidare Asia in via temporanea al servizio sociale, non sembra che ci siano le condizioni di un affido condiviso, stante il diverso orientamento educativo e relazionale e la conflittualità genitoriale; un affidamento al padre, che potrebbe sembrare la persona più idonea, in questa fase risulterebbe eccessivamente e ingiustamente penalizzante nei confronti della signora XX. "
Avete letto benissimo! Asia non fu affidata a Fabio, in quanto la scelta sarebbe stata eccessivamente punitiva nei confronti della madre! Per cui le C.T.U. preferirono suggerire tra le righe che fosse meglio punire la minore e farle vivere l'inferno che visse per ben altri 3 anni. 
"Nella condizione di affido temporaneo ai servizi sociali, Asia potrebbe conservare , in via provvisoria e in attesa che il padre non disporrà di un alloggio proprio, la attuale domiciliazione presso la madre. Dovrebbe essere aumentato il tempo da trascorrere con il padre" .
Il giudice fu ancora più superficiale delle due dottoressone senza cuore e coscienza,  lasciò la casa di proprietà alla signora XX, avrebbe potuto restituirla a Fabio e collocare con lui la minore, visto che risultava essere la figura più idonea, ma non lo fece. Né aumentò il tempo di Asia con il padre. Lasciò la bambina collocata presso la madre, per farla massacrare altri tre anni con torture e lavaggi al cervello, manipolazioni e pressioni psicologiche continue. Tutto quello che fece fu predisporre un monitoraggio del servizio sociale, che la signora XX trasformò ben presto in un servizio di baby sitter, al quale mollare un giorno a settimana la figlia, sicura che tanto non avrebbe mai parlato in quanto minacciava continuamente Asia con atroci conseguenze.

Lo scherzetto presso l'inefficiente Tribunale dei Minori costò non poco, ma soprattutto caricò ancora di più Fabio di preoccupazioni, per quanto le due mostruose C.T.U. avevano scritto in perizia. 
Seguirono tre lunghi anni di preoccupanti vicende che portarono poi finalmente il Tribunale Ordinario ad agire, affidando Asia al padre. Vicende che il giudice e i periti, avrebbero potuto evitare ad Asia, se semplicemente si fossero assunti le responsabilità del loro lavoro. 

Chi risarcirà mai Asia per quanto ha vissuto? E adesso i servizi sociali si chiedono perché non voglia più vedere sua madre... 

Sono tante le domande che mi verrebbe da porre, vorrei tanto incontrare in una sede neutrale il giudice che emise il decreto e le due dottoresse, vi assicuro che rileggere questo documento mi ha suscitato tanta rabbia, anche in virtù del fatto che stiamo rivivendo la medesima situazione con Michele e questo non è giusto. 

Vi chiedo un enorme favore. Condividete per cortesia questo post. Vorrei che tutto il mondo sapesse le ingiustizie che ha vissuto questa piccola combattente, vorrei che tutti si sensibilizzassero sul tema dei minori, perché tribunali e compagnia bella diventassero degli organi davvero efficienti. Non possiamo fare molto ma il minimo che è in nostro potere facciamolo. Condividete vi prego!


 

martedì 15 maggio 2018

VITA DA MAMMA


 
llustrazioni di Pascal Campion

Dopo il post   VITA DA COMPAGNA  e il post   VITA DA MATRIGNA   e appena superata la festa della mamma ecco il post dedicato alla MAMMA.

                                              Difficile ora non cadere nel banale!




Chi è la mamma? Non basta certo portare nel mondo i nostri figli per sentirci mamme, la madre ha il potere di generare, la mamma è quella persona che ti accudisce per l'intera vita.
E' bene che prima di diventare mamme si viva il ruolo delle figlie, perché il ruolo va collaudato e ricollaudato e nessun genitore è perfetto, per cui nemmeno la mamma lo è. Ci si perfeziona strada facendo e mentre noi mamme cresciamo nel ruolo, crescono anche i nostri figli, per questo il ruolo cambia nel corso della vita, la mamma si deve adattare all'età dei figli e riadattare mille volte, la mamma deve essere malleabile rispetto la vita, perché la vita cambia e il ruolo non può essere statico. 







Io non oserei dire che l'amore sia così scontato, per natura, per ovvietà, per legame di sangue. Anche l'amore di una madre per i figli, e quello dei figli per la madre, va costruito giorno dopo giorno, come tutto va curato con impegno. 





Ci sono mamme di tutti i tipi, ma di sicuro ci sono due caratteristiche tipiche della mamma: la mamma è colei che protegge e colei che accudisce. La mamma può essere giovane, anziana, atletica o meno, energica o pigra, timida o spigliata, capace o insicura, insomma ognuna ha il suo carattere, ma la mamma deve sempre essere protettiva e curare i suoi piccoli, mettersi dopo di loro. 
La mamma non può essere egoista, la mamma non può non essere empatica, non può essere anaffettiva, la mamma non può essere indifferente. 



Lungo il mio percorso di mamma, tante volte sono caduta, e sicuramente tante volte ho sbagliato e sbaglierò, questo potrebbero dirlo meglio i miei figli, ma credo di non essermi mai anteposta alle esigenze dei miei figli. E questo non è facile perché oltre ad essere mamme siamo donne, non dobbiamo dimenticarci di un sacco di cose. Non ci dobbiamo trascurare. Dobbiamo salvaguardare il nostro spazio. Ma allo stesso tempo essere sempre pronte per i nostri piccoli, anche quando troppo piccoli non sono più.




La mamma è un soggetto capace di trasformarsi continuamente, sa camminare su tacchi altissimi, sa correre con le scarpe da ginnastica dietro i piccoli al parco, in campagna la mamma sa indossare anche gli stivali di gomma per andare a prendere la legna per il camino. E di trasformazione in trasformazione, la mamma resta sempre presente, forse l'unico punto fermo nella vita dei figli, la vera stella polare. 




Certo non è detto che tutte le madri siano così, ma le mamme sono esattamente questo. 


Ho incollato tante illustrazioni di questo fantastico disegnatore (si sarà capito che mi piace un sacco?) perché mi ricordano i tanti momenti vissuti con Marco e Michela quando entrambi erano piccoli. La dolcezza di quei momenti è rimasta impressa nella mia mente, nonostante le mille difficoltà. 



lunedì 14 maggio 2018

LA VITA DOPO LA SEPARAZIONE


Mi rendo conto che il post separazione è il tema maggiormente a cuore di chi si è separato da poco e probabilmente undici anni fa anche io avrei voluto trovare un post con delle indicazioni, che mi avrebbe detto come e quando uscirne e cosa sarebbe avvenuto. Ebbene non esiste un post del genere, in quanto la questione è strettamente soggettiva e ognuno ha la sua storia e la sua reazione e le sue motivazioni. 
Il malessere post separazione lo ricordo benissimo e potrei raccontarvi la mia personale storia e come ho affrontato quel malessere e quelle brutte sensazioni di insicurezza totale. La vita si era trasformata completamente e sebbene era quanto avessi voluto, tutte le mie certezze si erano sgretolate lasciando un insieme di macerie. Ebbene bisogna ricominciare da quelle macerie. Quelle macerie sono il frutto del passato, del fallimento, del dire basta a una situazione o del ritrovarsi nel basta di qualcun altro che ha scelto per noi e ci ha trascinato nella sua scelta. Da lì bisogna muovere i primi passi verso un futuro diverso che ci vede genitori e single, fiume con un solo argine, all'inizio sembra che ci manchi un braccio o una metà, anche se lasciamo una situazione pessima che siamo noi stessi a non volere più, lasciamo comunque un terreno conosciuto e ci inoltriamo verso una strada misteriosa.
Non è facile perché non dobbiamo dimenticare di essere mamme e papà, soprattutto questo, ma allo stesso tempo dobbiamo ritrovare i nostri spazi e noi stessi. Il "me stesso" forse a lungo soffocato in una convivenza o matrimonio, in una storia in genere, che non ha funzionato e che quindi ha di conseguenza soffocato il mio essere come sono, il mio io reale, i miei desideri, le mie volontà. Quando ci si separa, ci si rende conto che per anni si sono accettati compromessi, che per anni non ci siamo ascoltati, sentiti, per anni ci siamo messi da parte e tutto di noi emerge e torna, portandosi dietro anche il terrore di ricominciare a vivere solo con noi, così come eravamo. Lo squilibrio psichico ed emotivo è importante nei primi tempi post separazione. Bisogna lottare con i sensi di colpa, bisogna perdonarsi il fallimento, quelle cose terribili che facciamo vivere ai nostri figli trascinandoli dentro la nostra decisione o non decisione. Le emozioni sono davvero tante ed è difficile gestirle, difficile comprenderle, contenerle, modularle. Tutto peggiora se la separazione è difficile, se l'altro fa dei dispetti, se l'altro non collabora, se l'altro si comporta male.
Il migliore atteggiamento è tirare dritti per la propria strada, per il proprio obiettivo, salvaguardando sempre i figli ovvio, questo non lo ripeterò. Bisogna analizzare quelle macerie, fingere che non esistono non serve a nulla, è bene cominciare a spazzare e rimuovere, analizzando pezzetto dopo pezzetto, affrontare il cumulo, scavare, portare via, liberarsene. Giorno dopo giorno ci si riscopre e una parte di io, dimenticata, non ascoltata, ignorata, dispersa, smarrita, torna a vivere.
Ricordo che provavo l'assurda sensazione di sentirmi stretta tra le mura di casa e desideravo quindi uscire, ma una volta fuori il mondo era per assurdo troppo grande e mi sentivo smarrita. Sembrava che non ci fosse più un posto della giusta dimensione per me, o ero schiacciata o ero smarrita, ma l'equilibrio si recupera solo attraverso l'analisi continua di quel cumulo di macerie che è diventata la nostra vita al momento della separazione, vanno smaltite, vanno abbandonate, spazzate, bisogna liberarsene ma attraverso un atto di consapevolezza. 
Scriverò altri post riguardo questo tema, perché mi rendo conto che è un tema caldo e a cuore a tante persone, soprattutto alle donne, che sentono più forte il legame con i figli, con la famiglia, con la casa e talvolta ritrovare se stesse, quello spiraglio di giovinezza che ha resistito sotto le macerie, è così difficile... Liberarsi dalla zavorra è il primo obiettivo per uscirne e ritrovare faticosamente gli equilibri.

PRIMA TRANCHE VACANZE

Il nostro caso è particolare, perché tratta di quei genitori separati, non collocatari dei figli minori, a distanza. Non so come ci si organ...